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CONVERSAZIONE CON RAIMUNDAS MALASAUSKAS

By March 30, 2011 No Comments

Quella che segue è la prima di tre conversazioni sullo stesso argomente tra Raimundas Malasauskas e Manfredi Beninati registrate i primi giorni del mese di febbraio del 2011. In tutte e tre le occasioni i due discutevano di un quadro …. while the two of them stood in front of a random painting at Manfredi’s studio in Palermo for over an hour. Raimundas recorded the conversation on his mobile phone. Later on somebody transcribed the whole thing word by word. It is here presented just the way it came out of th recording without any editing being done to it. It is perhaps more interesting from a psychoanalytic point of view than it might be from artistic one.

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RAIMUNDAS: Quindi hai scritto di un lavoro che non esiste?

MANFREDI: Si.

R: Per quale motivo?

M: Solo per me stesso.

R: In qualche modo diverso dai lavori che esistono?

M: No, credo sia diverso dai lavori che facevo due anni fa e ovviamente le cose cambiano, lo stile naturalmente cambia un po’. Si procede per rappresentazioni: certe volte I miei lavori sono più semplici e minimalisti anche se più confusionari di questo.

R: Più confuso di quanto non lo sia adesso?

M: In certe rappresentazioni si, a volte ci vuole tempo per concentrarti sulle cose.

R: Ti ricordi la storia di questo quadro?

M: Quello di cui ho scritto?

R: No , intendo dove è cominciato, la prima cosa che hai dipinto qui.

M: Hmm la prima cosa era questo qui (indica il quadro.)

R: Ahah, dunque un’altra opera, quasi un bozzetto.

M: Già il tipo di opere che faccio solo per me, per divertirmi. Rappresenta mia madre ovviamente, da giovane, la foto è una delle mie. Non sapevo di avere tutte queste tele bianche che ho allungato per qualche giorno e poi ho sentito il bisogno di ricominciare a dipingere perché non lo facevo da anni.

R: Come mai?

M: Ho fatto altre cose soprattutto disegni. Qualsiasi soggetto è importante finché mi offre un inizio e dopo di ciò perde di rilevanza. Inizio nuovi dipinti da qualsiasi cosa sia seducente.

R: A me sembra che questo dipinto sia cominciato dalla barca.

M: No, è cominciato tutto da qui (indica una donna). Dopo è cambiato mille volte. Adesso ho deciso di farlo diventare una rappresentazione.

R: Intendi “rappresentazioni” come quelle teatrali?

M: Si esatto, quindi il piano è questo, questa sarà la sagoma di qualcosa e il piano sarà qui, e questo lo sfondo come a strati, e poi questo sarà come uno sfondo dipinto. Mia madre sarà la sagoma così come l’albero.

R: Quindi in questo quadro hai dipinto prima quella che è la figura di tua madre

M: Si

R: E poi?

M: E poi quello che faccio di solito, inizio da qualcosa che sarà il soggetto senza sapere cosa succederà al resto della tela e cerco di costruire un’atmosfera, di dare una dimensione, iniziando ovviamente dal soggetto scelto.

R: Questa donna vista come tua madre non si è mai mossa da questa posizione nel quadro?

M: No è sempre stata lì.

R: Mentre altri elementi sembrano muoversi lei è un elemento stabile …
M: Si, fa parte del soggetto principale che è l’albero con lei sopra.

R: Anche la foto originale è così?

M: Si. All’inizio ero attratto dalla qualità della foto ed è a dire il vero come ho cominciato a lavorarci, a fare una riproduzione a colori dato che la foto è in bianco e nero. Ma poi ovviamente non fa parte del mio modo di lavorare.

R: Non lavori spesso da fotografie?

M: Hmm, a dire il vero si, a volte si e a volte no. Lo faccio nel senso che estraggo il soggetto, quello principale che poi può non esserlo più. Lavoro per renderlo meno importante passo dopo passo. Dunque è spesso il punto di inizio ma a poco a poco diventa meno importante nell’economia del quadro, poi un dettaglio che fluttua senza un particolare significato.

R: Hai mai pensato che Milena somiglia a tua madre?

M: Credi davvero?

R: Non trovi?

M: No

R: Io pensavo fosse lei

M: Ah sul serio

R: Si

M: Oggi mia madre è completamente diversa.

R: E dopo che succede?

M: Ok, da una foto scelgo con cosa iniziare, in questo caso mia madre sull’albero, quindi accenno mia madre sull’albero con un pennello e dopo lavoro per renderlo un quadro a tutti gli effetti e poi, perché sento l’esigenza di farlo, devo distruggere tutte le gerarchie. Per farlo devo portare il soggetto, in questo caso mia madre sull’albero, allo stesso livello di qualsiasi altra cosa che di solito sono altri elementi che sbucano in automatico, quindi non sono io a decidere che la barca deve stare lì …

R: Quindi tutti diventa una sorta di miraggio, non vai a fondo nello spazio, come se fosse un arazzo

M: Si si, in questa fase … sebbene quando comincio a lavorare alla rappresentazione ottiene profondità e gli strati sono più definiti così come il primo piano, lo sfondo e tutti gli altri strati.

R: Sei in grado di ricordare sequenza per sequenza di questo dipinto?

M: Si

R: Davvero? Cosa hai fatto dopo la barca?

M: No quella era la prima parte, questa era la seconda… e questa è l’ultima cosa fatta circa due settimane fa perché ho lavorato ad altro.

R: Dunque torni sul dipinto volta per volta …

M: Si si si

R: Quanto tempo ci vuole?

M: Aspetta …hmm… da luglio… 6 mesi…

R: Ogni due giorni aggiungi qualcosa?

M: No, era circa da 7/10 giorni che non ci lavoravo.

R: Come hai fatto quella spirale?

M: Mi piacciono le contaminazioni che si verificano con gli altri dipinti, prendo un elemento da un dipinto che quasi infetta tutte le altre opere che faccio come le sculture, I disegni … anche questa è un po’ una rappresentazione.

R: Tornando alla barca la cosa che mi sorprende è che vanno tutte a sinistra, inusuale nella pittura occidentale dominata da movimenti da sinistra verso destra, quindi c’è un ritmo più agevole e sciolto.

M: Strano perchè parlavo della stessa cosa con non ricordo esattamente chi, stavo facendo il profilo di qualcuno che ovviamente era rivolto a sinistra…

R: Un profilo di una persona?

M: No dalla mia…

R: Ok.

M: Anche lui era rivolto a sinistra

R: Siete entrambi destrorsi

M: Credo mancino, ad ogni modo parlavamo proprio di questo.

R: Già, è un po’ strano che le barche nei dipinti vadano verso sinistra

M: Perché? Perché molti pittori sono mancini?

R: No, è solo che la rappresentazione del progresso e dell’evoluzione nell’iconografia occidentale è sempre andata da sinistra a destra, anche la lettura. Quando qualcosa va verso sinistra diventa strano. Cosa hai dipinto poi, una terza barca?

M: Vedi quella striscia di vetro?

R: Come cosa religiosa?

M: Già forse viene dalla luce, come se diventasse vetro… quindi a dire il vero è più contro la religione. La luce arriva come nei dipinti del Rinascimento, dove si trova Dio e poi diventando un vetro, un raggio di vetro diventa qualcosa di materiale, tangibile, come teatrale … c’è un’altra fonte di luce che viene …

R: Ed è come una bolla che diventa un vaso o una scultura…

M: Si quella accanto all’uccello finto

R: Perché è finto?

M: Non sono come gli altri, devono essere finti, è più realistico in quanto ci devo lavorare su, facendolo diventare qualcosa che sembra quasi vera come se stessi guardando le foto di una rappresentazione dove tutti gli elementi sono colorati e confusi solo perché un misto di due cose dimensionali dipinte in alto a sagome fatte di legno. Quindi gli strati sono gli elementi più importanti.

R: Ci saranno diversi piani spaziali?

M: Ad esempio se fai un po’ di ombra qui e lo rendi più scuro lo modifichi per staccarlo dallo strato e ti serve anche un po’ di luce qui o oltre questo punto o più pronunciato qui ed ecco che sarà più distaccato.

R: Giusto. Quindi anche più realistico?

M: Già, un po’ di più.

R: Già, con la luce sembra più una superficie infinita, senza fondo o profondità, come un miraggio.

M: Si, ma deve essere più… deve dare alla gente più.. deve dare un’idea, un’idea

R: Perché pensi che serva alla gente?

M: Di solito la gente è stupida, scambia fischi per fiaschi. Serve pazienza per concentrarsi, serve energia e tempo per fare cose che hanno ragione di esistere. Altrimenti è fare una qualsiasi cosa…

R: Sai se lo lasci così com’è forse qualcuno potrebbe chiamarti e dirti, sai mi sono accorto che…

M: Già ma non è quello che cerco

R: E cosa cerchi?

M: Deve essere importante per me, deve funzionare per me e allo stesso tempo essere leggibile per le persone

R: Quando dipingi quindi pensi a queste persone?

M: No, quando arrive ad una certa rappresentazione del dipinto, quando posso iniziare a decidere come sarà alla fine, il prodotto finale solo in quell’occasione…

R: Più una conversazione con te o I tuoi ricordi quindi?

M: Si lo è, ma la cosa bella è che te li puoi inventare I ricordi, non devi pescare da cose reali.

R: Sai succede sempre, quando ricordi qualcosa ne cambi la composizione quindi quando ricordi puoi cambiare quella qual cosa.

M: Come la società fuori dalla sfera individuale. Se vedo qualcosa e te la racconto e poi tu la racconti a qualcun altro e dopo 100 anni la storia è completamente diversa. La stessa cosa, il nostro ruolo nella società è quello di neuro trasmettitori …

R: Strano non ho visto nessuno baciarsi per strada a Palermo.

M: Stai in una certa parte di Palermo, come ti ho detto io ci sarò stato circa 3 volte. La vera Palermo per me è quella, tra questa montagna e Monte Pellegrino.

R: E le persone lì si baciano?

M: Non so, non ho mai …

R: Sono certo che non ci sono baci nei tuoi dipinti …

M: Noo, Non c’è azione, come una messa in scena. Come se guardassi alla gente tramite qualcuno che non conosci e vedi quello che questa persona ti vuole fare vedere.

R: Vuoi dire qualcosa di te alla gente con I tuoi dipinti? Come sognare ad occhi aperti sai? E hai elementi che si incontrano tra loro, in uno spazio di fantasia, tipo Marilyn Monroe che incontra Einstein, sognare ad occhi aperti…

M: Fai di questi sogni tu?

R: Non proprio, intendo che si incontrano nello stesso spazio anche se non ci sono mai stati quindi tutto può succedere e all’improvviso appaiono queste barche che vanno da destra a sinistra, tutto può succedere qui.

M: Hai mai sentito parlare di Cicciolina? Era con noi. Mia madre era parte di un partito e a 15/16 anni ci sono entrato anche io e dopo è diventato un partito transeuropeo. Sono stato a conferenze a Budapest e tante altre.

R: Qual era il programma del partito?

M: Pro aborto, pro divorzio, pro eutanasia, non era molto legato a ideologie e cazzate del genere, era più pratico con un intento civile.

R: Esiste ancora?

M: Si ma non conta nulla oggi, era molto importante prima.

R: In che attività eri coinvolto?

M: Conferenza con gente di tutta Europa per parlare di questi argomenti. Gli ultimi due anni era incentrato sull’anti-proibizionismo, legalizzazione delle droghe. Conosci Marco Taradash?

R: No, chi è?

M: Una persona molto importante per la legalizzazione. Non sono più d’accordo comunque…

R: Cosa è successo? Cosa ti ha cambiato?

M: Esperienze personali e molti amici … tutto a un tratto troppo tardi …

R: La legalizzazione può essere legata ad una estetica psichedelica che vedo in qualche modo nei tuoi dipiniti?

M: Ci caco sopra la cultura psichedelica, la odio …

R: Dalla tua formalità potresti esserci associato …

M: Puoi fare quello che vuoi, puoi dirmi che il blu è viola, è la tua opinione

R: Ma perchè cachi sopra la cultura psichedelica?

M: Perchè odio tutte queste stronzate post rivoluzionarie…

R: Chissà tra 30 anni potresti essere considerato un artista psichedelico.

M: Possono considerarmi quello che vogliono.

R: La versione del dipinto che hai, credi si avvicini a quello che vuoi fare?

M: Adesso è quello che voglio che sia adesso, altrimenti lo butto. All’inizio non ne avevo idea, quasi lo odio, ho sviluppato un rapporto con le mie opere di amore odio.

R: Se ti piace cosa dipingi, ti mette di buon umore?

M: No.

R: Quando si parla di terapia, aiuta a conoscerci meglio …

M: Assurdo le tue opere diventano persone ma non lo sono …

R: Ma credi che dipingere ti insegni qualcosa?

M: Non su di me, l’unica lezione che ho è essere concreto …

R: Cioè non creare riproduzioni di cose già fatte?

M: No, forse la prossima volta qualcosa mi sarà più chiara e non faro gli stessi errori…

R: Che tipo di errori ci sono nei tuoi dipinti?

M: Fare qualcosa che ti fa sprecare tempo.

(CONTINUA…)

Manfredi in conversation with Raimundas